Sulle banane ho letto articoli e libri di biologi, nutrizionisti, agronomi e altre figure di scienza.
Ma ho letto anche tanti luoghi comuni, stranamente sul web, e mitologie strampalate, per cui sento il bisogno, io per prima, di chiarirmi le idee.

Cosa sono le banane?

Certo tutti sappiamo che sono il frutto della “pianta erbacea” del banano.
Pianta, non albero, esatto, visto che dal bulbo sottoterra escono le grandi foglie che via via si uniscono formando una sorta di tronco, come fanno le palme, per capirci.

Il fiore del banano; (immagine da wikimedia)

Mi sono poi fatta raccontare da un imprenditore agricolo peruviano come funzionano le piante di banana.
Molto meglio che cercare di farmi idee chiare da trattati in inglese, no?
Spero di trascrivere in modo preciso quello che mi ha detto, perché traducendo perderà automaticamente molta della sua magia e vorrei almeno essere corretta.

Non mi parlava di “una” pianta di banano, ma di tre; la nonna, la mamma e la figlia.
A produrre è la prima, che quando avrà completato la maturazione del casco morirà, lasciando spazio alla seconda mentre la terza darà origine a una nuova “figlia, in un ciclo infinito.
Questo significa anche che la pianta del banano non è “ferma”, ma in continuo spostamento perché i nuovi polloni, ovviamente, non si vanno a formare in modo ordinato e preciso.

Qui vediamo la nonna con i frutti, la mamma e una piccola figlia ai piedi delle due.

Per essere sicuri di raccogliere le banane, o “dita”, nel giusto punto di maturazione e preservarle dagli insetti, avvolgono l’infiorescenza in sacche microforate con fiocchi di colori diversi, un colore per ogni giorno di raccolta (questo almeno nella coltivazione biologica, dove la lotta agli insetti non viene fatta a suon di pesticidi).
Sicché, me li immagino con le loro settimane tutte colorate: non si dicono “oggi è martedì” ma “oggi è verde!”. Che bello!

Torniamo seri.
In termini scientifici si parla di fusto principale e pseudofusti.
Ogni nuovo fusto porterà una infiorescenza che originerà un casco di banane, per poi morire, come diceva anche il mio amico.
Il coltivatore, saggiamente, tiene solo un pollone alla volta (la figlia) in modo da dedicare a lei tutta l’energia vitale del bulbo alla base della pianta.

I banani sono piante che amano il caldo e l’umido, alcune varietà sopportano bene anche il clima mediterraneo, arrivando ogni tanto a fruttificare, ma il loro habitat è ben altro; l’origine della pianta è il Sud-Est asiatico (caldo e molto umido) poi arrivò in Africa, dalla quale solo nel corso del ‘500 i portoghesi la esportarono nelle Americhe, nelle zone tropicali e equatoriali.

Curioso che ci sia stato questo scambio andato così a buon fine tra Africa/Asia e America, vero?
Il banano è passato nel continente americano, dove ora rappresenta una delle principali fonti di guadagno per più di uno Stato; analogamente il cacao parte dalle Americhe e approda in Africa ed Asia, dove rappresenta a sua volta una delle voci di fatturato maggiori.
Meno curioso è che dove c’è guadagno c’è anche potenzialmente sfruttamento e malaffare.

Per fortuna per entrambi i prodotti c’è modo di acquistare in modo etico, affidandoci a “marchi” o tentando di creare corridoi più diretti tramite botteghe etiche o Gruppi di Acquisto Solidale.

Oltretutto acquistare attraverso questi canali permette a molti coltivatori di avere un possibilità di guadagnare bene e di abbandonare altre coltivazioni più remunerative ma decisamente meno “pulite”; parlo ovviamente delle coltivazioni di cocaina nel Perù (e non solo) dove le leggi del mercato valgono più che mai: si pianta quello che consente di tirare avanti.

Oltre al canale etico, noi “occidentali” ci approvigioniamo di banane nei supermercati e ortofrutta i quali, per lo più, acquistano all’ingrosso da grandi compagnie che non rispettano, diciamo così, a tutto tondo gli aspetti etici di rispetto per le persone e l’ambiente.

Tuttavia, come dico sempre, ciascuno fa le proprie scelte ed è giusto che sia così, purché vengano fatte con consapevolezza.

Una cosa certa è che nelle nostre dispense troviamo una, forse due, raramente tre varietà di banane. Kavendish, “platani” e bananite.

Ma sapete in realtà quante varietà di banane esistono, al mondo?

Bananite, banane kavendish e “platani”, le varietà più facilmente trovabili

Risposta: più di mille.

Ma dovremmo essere abituati, anche noi abbiamo frutta dalle moltissime declinazioni, pensate solo alle mele.

Come? Ah, anche di mele voi ne conoscete solo tre varietà?
Purtroppo è vero, il mercato a cui siamo abituati ci spinge ad acquistare prevalentemente alcune varietà, magari quelle che rispondono meglio al trasporto e alla conservazione in ambiente protetto.
Ma sapete una cosa? Il mercato siamo noi, noi possiamo modificarlo, con le nostre scelte di tutti i giorni! Proviamo a pensarci.

Piatto tipico ecuadoriano (immagine presa da wikimedia, dove troverete se volete molte altre idee per ricette spettacolari!)

Del resto, mille varietà di banana, mille modi per mangiarle!
Noi le consideriamo un dessert o al limite un frutto simpatico perché non ci sbrodoliamo né ci sporchiamo le mani mangiandolo, ma in molti luoghi del nostro splendido pianeta è la vera base dell’alimentazione; viene cotta al forno, fritta, essiccata e polverizzata. Viene mangiata verde o molto matura, viene data ai bambini per svezzarli. Viene consumata pura o mescolata a infiniti ingredienti, in insalata o ricoperta di miele.
Ci sono banane più dolci, meno dolci, banane che da crude non dicono niente ma una volta fritte fanno impazzire dalla bontà.

Mi rendo conto che sto dilungandomi troppo, ma c’è così tanto da dire…!

Ad esempio, voi le banane le mangiate ancora verdi, con appena qualche puntino, mature o quasi nere?
Vi stupirà sapere quanta gente le mangia in un punto di maturazione che per voi è al limite del non commestibile; ad esempio, per me, “verdi” non sono nemmeno da prendere in considerazione, mentre una buona metà di voi, stando ai sondaggi, non le tocca nemmeno se appena hanno qualche segno scuro.

La maturazione delle banane è sempre qualcosa di relativo

Si legge di tutto a questo proposito: addirittura diventano antitumorali, se sono molto mature.

Incredibile come qualsiasi cosa diventi antitumorale, sul web, vero? .

Eh sì, sul web ne leggiamo di tutte le sorti; non voglio entrare nel mondo del debunking, mi limito solo ai due luoghi più comuni che si sentono ripetere ovunque.

La banana è ricca di potassio

La banana NON è “il frutto” ne tanto meno “il cibo” più ricco di potassio.
Se abbiamo carenze di potassio, proviamo prima a integrare la nostra dieta con fagioli, ad esempio, o con patate; se poi si vuol essere pignoli, un frutto con più potassio è, ad esempio, l’avocado.
Quindi, no, non usatela come scusa che dovete mangiare potassio, se vi va di sbucciarvi una banana. Mangiatela e basta.

Le banane aiutano a dimagrire, ma solo se acerbe

Perchè è chiaro no? Se è acerba vuol dire che ha meno zuccheri, altrimenti sarebbe dolce!
Ancora, no… Gli zuccheri, cioè i carboidrati, ci sono nella banana acerba come in quella matura. Altrimenti la legge della fisica che nulla si crea nulla si distrugge ma tutto si trasforma dove finisce? Semplicemente nel corso della maturazione i carboidrati si trasformano ad opera di enzimi. Gli amidi (i carboidrati complessi) che nel corso della maturazione diventano (prevalentemente) glucosio, vengono ugualmente scomposti nel nostro organismo per produrre (indovinate cosa? Esatto!) glucosio.
È certo vero che una parte dell’amido in questione è “amido-resistente” come si chiama per il mondo della divulgazione, però questo non significa che allora tutta la banana è ipocalorica.
Quindi no, le banane acerbe non sono “decisamente” meno caloriche di quelle mature, e per questo preferibili. Al contrario, da acerbe contengono alcuni enzimi che rendono addirittura “antinutrizionali” (altro termine divulgativo che farebbe inorridire i miei amici nutrizionisti) e perfino provocare effetti poco piacevoli (maggiore hem, gas intestinale).
Altro discorso è il “picco glicemico”, dato dall’ingestione di zuccheri allo stato “libero” (come potremmo avere con un salutare estratto di frutta come da un bicchiere di “bibita frizzante alla cola”), ma per questo argomento fareste meglio a leggere articoli di persone più qualificate di me, cioè dietisti e/o medici e non autoproclamati esperti di nutrizione.

Io piuttosto posso raccontarvi come io le utilizzo nelle mie preparazioni, e così concludo la nota.

Come con tutto ciò che mi passa per le mani cerco prima di tutto di valutarne le caratteristiche.
In base a queste immagino come lavorarla, a cosa eventualmente mescolarla, se proporla cotta, cruda, intera, a pezzi, in purea, con zucchero o senza, insomma, avete capito.

La banana è meravigliosa perché viene bene in qualsiasi modo la immagini. Davvero, non mi è ancora capitato di “toppare” un prodotto che contiene banana.

Ho fatto praline alla banana e mandorla, faccio rondelle di banana essiccata e delle volte le intingo nel cioccolato, sia fondente che al latte (bianco invece secondo me diventa troppo dolce, ma ho clienti che le apprezzano ugualmente); la riduco in purea, la essicco e ne ottengo ottimi fogli malleabili con cui sbizzarrirmi (c’è chi addirittura li usa come cono per il gelato, che ovviamente ho provato a fare e viene dannatamente buono!).
È soprattutto un ottima base per biscotti crudisti e creme a basso tenore di zuccheri, perchè apporta di suo la dolcezza senza dover aggiungere ulteriormente sciroppi o altro.

Spero di avervi intrattenuto in modo costruttivo, o distruttivo, insomma di aver suscitato in voi qualche domanda e spunti per approfondire!

1 commento su Vita morte e miracoli della banana

  • Luigi28 Agosto 2023 at 13:29

    Ottio

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