Oggi vi trascino con me in un delirante viaggio linguistico.

Lo spunto per questa nota me lo ha dato recentemente un video che narrava le gesta di una divinità azteca il cui nome mi ha incuriosita:

Xocotl

Se, però, mi conoscete, sapete che non resisto davanti a vecchi libri polverosi magari scritti in lingue morte: che posso dirvi, c’è chi ha la sindrome di Stedhal davanti a un Picasso e chi davanti a una copia manoscritta in latino con parti in greco (true story).

Quindi: che sarà mai il Nahuatl? Questo me lo chiedevo prima di fare il primo passo in questo mondo totalmente alieno, ancora quando vi ho parlato del Codice Fiorentino (se ve lo siete perso, ecco il link).

Niente, la lingua degli antichi Aztechi e dei loro predecessori è davvero assurda e mi ci vorrebbe davvero una seconda vita per capirla (sapete che esiste un dizionario nahuatl-italiano? Qui trovate la traduzione della parola xocoatl, una parola casuale.)

Ad ogni modo, salta agli occhi che la parola che ha dato origine al termine “CIOCCOLATA”, l’arcinoto “Xocoatl”, è terribilmente simile a quella di questo dio non propriamente benigno, il cui nome è, appunto, Xocotl.

Come è possibile una simile assonanza?
C’è un riscontro storico?
Quali sono le radici che compongono le due parole? Sono tra loro imparentate?

Cominciamo dalla Cioccolata, (xocoatl) di cui ho del resto già parlato.

Piccolo approfondimento: in italiano la “x” la pronunciamo “cs”, mentre andrebbe letta “sci”, quindi la pronuncia non è “csocoatl” ma “sciocoatl”. Lo dico perché io sbagliavo e mi ha corretto un gentile amico peruviano

La radice Xococ significherebbe “acre” (anche se non trovo fonti che me lo confermino), mentre Atl è acqua. Sembra logico: la cioccolata era una bevanda tutt’altro che dolce e ben diversa da quella che intendiamo noi con lo stesso nome…
Se parlate poi con i nostri contemporanei abitanti del Centro America, con chi ha a che fare con le piantagioni di cacao per lo meno, sembra che diano per scontato che Xocotl-Atl significhi “Agua amarga”, cioè acqua amara.
Anche se sappiamo che non c’è sempre da fidarsi delle tradizioni tramandate di generazioni in generazione, per questa volta farò un atto di fede e per intanto lo prendo per buono.

E il dio Xocotl?

Il Dio del fuoco e del pianeta Venere, colui che caccia dal cielo il Sole (nel senso che quando sorge il pianeta Venere il Sole tramonta).
Sole che sappiamo essere, per quelle Culture, una massima divinità, per cui chi lo scaccia non può che essere un dio malvagio e maligno, demoniaco, portatore di disgrazie e calamità; e tanto per cambiare anche un dio della morte, al quale, sempre tanto per cambiare, venivano sacrificati bruciati vivi i prigionieri durante la festa in suo onore.

Non doveva essere un bel destino, finire prigionieri degli Aztechi.

Questa festa si chiamava Xocotl vetzi, celebrata in agosto.
Pare fosse una festività che dava addirittura il nome al mese, il quale veniva simbolicamente assegnato al “fuoco” (infatti il sacrificio comportava, come abbiamo visto, il sacrificio tramite “cottura a fiamma viva” dei malaugurati prigionieri). Fonte: Manfred Lurker, The Routledge Dictionary of Gods and Goddesses, Devils and Demons.

Non riesco però, purtroppo, a raccapezzarmi su una cosa: alcune fonti dicono che questo mese fosse dedicato al Dio Xiuhtecuhtli (un altro dio, dalla avvincente storia che vi invito a cercare, se vi piace la mitologia), altre a Xocotl: quale è la verità? Non lo so.

Resta una certezza che nel “Codice Borbonico” (qui per vedere il riferimento) si legge che nel decimo mese dell’anno azteco (più precisamente, aggiungo da altre fonti, dal 13 agosto al 1 settembre del nostro calendario) veniva eretto un alto palo di legno, attorno al quale i bambini danzavano, adornati di piume e gioielli, e tale festa era dedicata a “Huey Miccailhuitl” e Xocotl Huetzi;

La rappresentazione nel Codice Borbonico del palo infisso nel terreno e dei bambini danzanti attorno ad esso.

Ai giorni nostri la tradizione continua, chiamando quella festività “Gran fiesta de los muertos”, che poi è la traduzione di Huey-Miccailhuitl, come potete leggere anche nel dizionario Nahuatl dove si riportano le parole di un frate domenicano missionario, tale Diego Duràn attorno al 1579:

Quindi, all’alba del giorno di Xocotl, altrimenti chiamata “la grande festa dei morti”, si deve conoscere “huey miccailhuitl”, che era una festa del calendario. Il motivo per cui la chiamavano così era per i numerosi schiavi che vi venivano sacrificati.
Tale festa ricorreva il 27 agosto

Questa frase è tratta dall’importante “Historia de las Indias de Nueva España e islas de la tierra firme, opera conosciuta anche come Codice Durán; meriterebbe un approfondimento a parte, quest’uomo, ma lo lascio a voi come spunto.

Xocotl, mese dedicatogli o meno, è un dio antico e potente, appartente al Pantheon di Culture addirittura precedenti a quella azteca (gli Otomi), ma essendo un dio comunque potente (Venere è pur sempre, in cielo, il terzo corpo più lumionoso, dopo Sole e Luna) filtrò fino a loro anche se, ovviamente, solo con le sue accezioni negative.
Purtroppo non ho trovato altro, non sapendo tradurre in prima persona i vari Codici (il Codice Borgia, quello Fiorentino etc).

Da qui parte la mia interpretazione, quindi, senza basi scientifiche e che vi prego di conseguenza di prendere per quello che vale, cioè poco.
Resta comunque un ragionamento valido come un altro.
“Teotl” è la parola nahuatl-classica che indicava il mistero e l’energia divina presente in tutto; è ragionevole pensare che, come in tutte le lingue, avvicinando due parole avvenisse una crasi di una o di entrambe.

Per essere pignoli, un’aplologia, cioè l’eliminazione di parte di parola per rendere più pronunciabile il mix delle due; ad esempio la nostra “mineralogia” è l’unione di minerale e logia, dovrebbe quindi essere mineralologia ma noi diciamo mineralogia, per l’appunto.

Quindi, Xocotl potrebbe essere il risultato di una fusione: “Xocot” (parola inventata e probabilmente inesistente) e “teotl”, ad esempio.
Il “TL” quindi potrebbe stare per “ATL” (acqua) presente nella parola Xocoatl, come potrebbe anche segnificare tutt’altro, e finché non incontrerò un esperto di lingua Nahuatl-classica, purtroppo, resterà per me un mistero.

Infine: nel Nahuatl moderno (un po’ come dire Italiano rispetto il latino) “Xocotl” vive ancora; non è più un fiero e terribile dio oscuro, ma è solo un aggettivo; ora significa acerbo, specifico della frutta…
Così va la vita.

Attenzione, poi, a non confondere Xocotl con Xolotl: il primo è quello di cui stiamo parlando noi, un dio temibile e sanguinario mentre il secondo è un dio dalle fattezze canine fedele amico di Quetzalcoatl, ma questa è tutt’altra storia.

C’è, ovviamente, anche chi fa la rievocazione (a mio avviso un po’ posticcia) della festa dei morti (si spera non in tutti i macabri dettagli), ma del resto, come resistere?

Rievocazione moderna della Huey Miccailhuitl

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