Davvero il cioccolato contiene “molecole” che “ti fanno stare meglio”?

Lo so, molti post su internet e parecchi libri commerciali sembrano esaudire uno dei nostri sogni: finalmente un cibo che ci piace un sacco e che è pure super-salutare.
E basta allora con questi cavoli antitumorali, e le mele che “tolgono il medico di torno” e ‘sti frutti tropicali che ok, saranno anche buoni, ma costano un rene!
Finalmente anche il cioccolato è (…*…)

*inserisci qui: antitumorale, antidepressivo, protettore del cuore, antinfiammatorio, ricco di antiossidanti, aiuta a combattere i radicali liberi, e così via.

Ecco, purtroppo no.

Quello che, ahinoi, fin troppi sedicenti giornalisti riportano sono, ciclicamente, sempre gli stessi studi scientifici, che tornano alla ribalta per un qualche capriccio degli algoritmi giornalistici.

Purtroppo “studio scientifico” non significa “teoria accettata e confermata dalla comunità scientifica”, significa semplicemente che qualcuno (incredibile!) ha stanziato i fondi per una ricerca e che qualcun altro si è preso la briga di raccogliere dati, eseguire esperimenti, tirar le somme dei risultati e pubblicarli in una qualche rivista scientifica.
Sempre sperando che sia stato fatto tutto secondo metodo scientifico e non “alla carlona” come si suol dire.

La PEA

Tra le “molte” molecole psicoattive spesso menzionate c’è la PEA (“phenylethylamine”, in italiano feniletilamina).

Rappresentazione grafica della 2-Feniletilamina

La feniletilammina è spesso collegata all’ “innamoramento” perché viene prodotta -pare- in quantità discrete nei momenti di passione.

Può essere ingerita con altri cibi, oltre al cioccolato, in particolare in quelli che hanno subito un processo di fermentazione, ad esempio vini, formaggi…

Il problema è che… possiamo mangiarne quanta ne vogliamo, ma nel nostro stomaco la molecola viene trasformata (nell’enzima MAO-B) per cui non potrà più avere effetti psicotropi.
Certo, queste monoamine a loro volta vengono impiegate nel nostro organismo per attivare (o disattivare) alcune ormoni o neurotrasmettitori come l’adrenalina o la dopamina, ma è un altro pianeta dal pensare che mangiando cioccolato posso partire per un trip!
(Approfondite, se vi va, qui dove troverete citati diversi studi a riguardo)

Inoltre, anche fosse che i nostri succhi gastrici mancassero il loro lavoro, in letteratura (scientifica stavolta: G. Parker, I. Parker, H. Brotchie (2006) “Mood state effects of chocolate” Journal of Affective Disorders, Volume 92, Issue 2-3, pp.149-159) si dice che la concentrazione di PEA nel cioccolato è decisamente troppo bassa per avere un effetto psicoattivo.
Nello stesso studio si è -purtroppo- verificato che il cioccolato non è nemmeno un antidepressivo.

Conclusioni

Smettiamo di cercare scuse per mangiare cioccolato senza sensi colpa.
Questi vanno superati con la semplice constatazione che stiamo mangiando un pezzetto di cioccolato, o un cioccolatino squisito perché ce lo meritiamo, perché è giusto ogni tanto fare una carezza a se stessi, o perché, semplicemente, ci incuriosisce un certo accostamento di sapori.

Ecco tutto, fatemi sapere se vi è piaciuta questa nota o se avete voglia di sentirmi raccontare qualcosa ancora. Sarò felice di spiegare, nel limite delle mie competenze, quello che mi chiederete!

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